Il fatto
Lunedì
12 agosto alle 8:30, oltre il mercato cittadino, si è tenuto anche
il Consiglio Comunale il cui tema è stata l'annosa questione della
concessione del terreno di proprietà della famiglia Petaroli al
costruttore D'Eugenio. Tale provvedimento di esproprio è stato
contestato in sede amministrativa e la vicenda si è conclusa con la
pronuncia da parte del Consiglio di Stato, ultimo grado di giudizio
in tale sede, di una sentenza con la quale sospendeva, in sede
cautelativa, il provvedimento vista la mancanza del “fine di
pubblica utilità” necessario quando si procede all'utilizzo del
procedimento espropriativo.
Detta
pronuncia ha avuto l'effetto di restituire il possesso alla famiglia
Pretaroli con la conseguenza di rendere impossibile il prosieguo del
lavoro ad Italprefabbricati e 107 operai hanno perso il lavoro.
Alla
luce di ciò l'amministrazione Astolfi ha avuto la brillante idea di
emettere un “decreto in sanatoria”, cosi l'hanno chiamato, con il
quale, pur partendo da presupposti, contenuti e finalità diverse
rispetto all'atto posto in essere ad aprile 2013, secondo quanto
affermato dall'assessore Gianmarco Marcone (sic!), ha concesso un
nuovo esproprio sullo stesso terreno in favore di Italprefabbricati,
aggirando di fatto la statuizione del Consiglio di Stato. Ovviamente,
e non sarebbe potuto essere diverso, quello che ha spinto
l'amministrazione ha prendere siffatta decisione, da quanto essa
stessa dichiarato, è stata la volontà di tutelare gli operai che
hanno perso il lavoro.
Ma
che questa decisione sia stata presa forzando un po' la mano risulta
evidente da alcune considerazioni che di seguito verranno illustrate.
Una forzatura
La
prima circostanza che va rilevata è il parere negativo espresso del
tecnico del Comune sull'atto che hanno posto in essere, che pur non
essendo vincolante, proviene da una persona esperta del settore, un
tecnico appunto, il che qualche dubbio sulla bontà del provvedimento
la fa sorgere. A tal proposito va rilevato il tentativo, maldestro in
vero, da parte del Sindaco di far passare il diniego come un atto
dovuto cioè che quel “no” espresso dal tecnico non è stato
motivato da alcun che, ma per questioni “legali” non poteva
essere un “si” nemmeno se lo avesse voluto. La domanda sorge
spontanea... ma se per motivi “legali” la risposta dovuta era
“no”... per qualcuno le leggi non hanno valore, c'è qualcuno che
vi si possa porre al di sopra??
Seconda
circostanza da rilevare, prima della votazione del decreto sanante è
stata data lettura di un parere legale chiesto ad un avvocato nel
quale si leggeva che, secondo il redattore dello stesso,
l'amministrazione pur avendo preso una certa decisione, cioè quella
di far rinasce un atto già censurato dalle autorità, sarebbe stata
sollevata da una eventuale responsabilità per danni in quanto si
trattava di una sentenza semplicemente sospensiva e comunque non
avrebbero dovuto preoccuparsi poiché si sarebbe sempre potuto
ricorrere alla copertura della polizza assicurativa. Il quesito ci fa sorgere questa situazione è: ma se fossero stati cosi sicuri
della legittimità di questo atto come mai hanno voluto tutelarsi
chiedendo questo parere legale? Quale era la necessità? Forse quella
di far votare i consiglieri, che per la maggior parte si trovano alla
loro prima esperienza e quindi nulla hanno a che fare con le
situazioni pregresse, a cuor leggero?
Tutto
questo interesse per questa azienda da parte del Comune risulta
quanto meno insolito anche considerando che in questo momento storico
casi di aziende che chiudono nel nostro territorio, con conseguente
perdita di posti di lavoro, si possono contare quasi giornalmente
eppure non si è visto tutto questo impegno, verrebbe da dire
quasi “personale” come in questo caso... viene da pensare che
ci siano lavoratori di serie A e di serie B.
L'occhio di riguardo
Che
questa azienda, la Italprefabbricati intendo, abbia avuto da tempo
immemore un occhio di riguardo lo si è intuito anche nell'ultimo
Consiglio Comunale, allorché l'assessore Felicione, su provocazione
del Consigliere Barbara Ferretti, ha dichiarato che ai tempi si fece
promotore di una petizione per impedire che venisse ampliata la
struttura di Italprefabbricati poiché mentre a quest'ultima non era
stata chiesta nessuna somma da parte del Comune per “l'ampliamento
in deroga”, un'altra azienda “Arancucine”, oggi Miton, aveva
dovuto sborsare 350.000 € per lo stesso, o simile, ampliamento.
La
lettura della delibera in oggetto non ha affatto fugato i dubbi
espressi. Infatti nella convenzione stipulata tra il Comune di Atri e
la Italprefabbricati all'art. 2 si legge “La società
beneficiaria, divenuta proprietaria dell'area in forza del
provvedimento di acquisizione, risponderà direttamente nei confronti
dei Sigg.ri Pretaroli di eventuali somme che fossero da costoro
pretese a qualsiasi titolo in eccedenza rispetto alla stima operata
dall'Amministrazione Comunale e accertate in sede giudiziaria. La
società beneficiaria si impegna altresì al pagamento di ogni altro
onere che il Comune dovesse sostenere per contenziosi e/o spese
procedimentali e/o per ogni eventuale richiesta di risarcimento
economico anche nei confronti di amministratori e dipendenti comunali
derivanti dall'attuazione del presente atto e degli atti
amministrativi presupposti e conseguenti”. Una
siffatta clausola di “garanzia totale” sarebbe stata necessaria
se non si fosse consapevoli di agire ai limiti, se non oltre, della
legalità? Anche l'accettazione da parte di Italprefabbricati di una
condizione cosi onerosa fa protendere, dal mio punto di vista,
all'ipotesi che questa macchinosa procedura sia stata posta in essere
dall'amministrazione Astolfi non tanto per la tutela degli operai
sottoposti a procedura di licenziamento, come invece sbandierato a
destra e a manca, ma piuttosto come “atto dovuto” a D'Eugenio.
Altra
stranezza riscontrabile sta nel fatto che mentre la stima effettuata
da un tecnico ha stabilito che il risarcimento da corrispondere ai
Pretaroli e pari a 1.859.479,27 euro, il Comune ha chiesto ad
Italprefabbricati un polizza assicurativa di 2.417.323,05 euro. Come
mai, forse sanno già che la stima non è reale posto che è stata
fatta da un perito nominato e pagato dal Comune dopo che,
stranamente, anche la “Commissione Provinciale Espropri”, organo
istituzionalmente incaricato di stimare l'indennità spettante agli
espropriati, ha rinunciato all'incarico??
Altra
stranezza che ho potuto rilevare è stata la forza con cui il Sindaco
ha tenuto a sottolineare che qualora le parti in causa avessero
trovato un accordo, sperato anche dall'amministrazione Astolfi, il
provvedimento di sanatoria sarebbe caduto immediatamente... non so a
voi ma a me sembra un altro indizio che mi porta a pensare che
effettivamente il loro si stato un atto dovuto... si ma al signor
D'Eugenio!!!
L'opposizione
In questo contesto è anche possibile fare delle riflessioni sull'opposizione consigliare praticamente inesistente. Punto immediatamente il dito sull'infelice scelta, dal mio punto di vista, di abbandonare l'aula al momento della votazione sul decreto sanatorio. Cioè l'opposizione anziché prendere una posizione netta e quindi votare NO, ha preferito non partecipare alla decisione il che, per inciso, non esclude legalmente da una eventuale responsabilità per danni in quanto ci sono alcune sentenze di Cassazione che dicono, appunto, che la responsabilità per gli amministratori può essere esclusa solo in caso di esplicito voto contrario... ma questa è un'altra storia che ci azzecca poco con il contesto in discussione. Il perché di tale presa di posizione, o se preferite di “non presa posizione”(sic!) va ricercato, presumibilmente, nel timore che li si potesse additare come i “cattivi” il che sarebbe stato vero per come è stato impostato il discorso “Italprefabbricati” dall'amministrazione e di cui si è parlato sopra. In poche parole hanno preferito fare come Pilato a suo tempo... se ne sono lavati le mani e dico tutti i Consiglieri di minoranza presenti prima della votazione.
Ma
se ciò non bastasse... pensate che i punti all'ordine del giorno del
Consiglio erano due. Il primo trattato è stato quello riguardante
Italprefabbricati, ed esaurito quest'ultimo con la votazione
all'unanimità (guarda un po'), alla quale l'opposizione non ha
partecipato, quest'ultima non è nemmeno rientrata al momento di
trattare il secondo punto, nel quale si è votata la convenzione tra
il Comune di Atri e l'università di Teramo per l'attivazione di un
nuovo corso (di giornalismo pare) in Atri, dando la possibilità al
Sindaco di sguazzare, facendosi bello, in questa situazione
effettivamente spiacevole.
Questa
possibilità per il Sindaco, cioè quella di farsi bello agli occhi
dei partecipanti al Consiglio, si è ripetuta al momento degli
interventi dei vari Consiglieri poiché alcuni di essi, se pur
corretti da un punto di vista razionale e sostanziale, sono stati
troppo diretti e ciò, inevitabilmente, ha portato a “scoprire il
fianco” con il conseguente spostamento dell'attenzione dal tema
trattato su altri temi di ordine discorsivo, puntualmente e
sapientemente sfruttati dal Sindaco per appollaiarsi sul trespolo e
godere delle carenze clamorose espresse da questa minoranza ed
ergersi a paladino agli occhi degli operai presenti al Consiglio
Comunale.
Fate
voi le vostre considerazioni.
Ovviamente
queste sono solo congetture non supportate da prove, unica certezza è
che il documento approvato in Consiglio ha già subito la sorte che è
toccata al decreto partorito ad aprile 2013 cioè la sospensione
della sua efficacia, pare anche che ci sia stata una denuncia nei
confronti del Comune di Atri che per il momento resta solo una voce
e rimaniamo in attesa di conferme.
Se
le ipotesi sopra esposte siano o meno fondate saranno il tempo e gli
eventi o dircelo, ma la cosa sicura è che siamo dinanzi ad una
situazione quanto meno “particolare” e bisogna prenderne atto.
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